CATANIA – MANIFESTAZIONE PER LA PACE IN UCRAINA
La necessità della pace, e il dovere di risolvere le controversie internazionali attraverso vie diplomatiche - politiche e non attraverso il linguaggio delle armi, sorge dall’insegnamento di Cristo e dal comandamento non uccidere.
L’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ( stato libero e sovrano ) rivela, sempre più, il disegno di Putin (attuale leader russo) inteso a restaurare l’area di influenza russa a livelli uguali – se non superiori – a quelli antecedente la fine del periodo della guerra fredda.
Questa aggressione sta provocando vittime fra la popolazione civile e un esodo di proporzioni bibliche verso i paesi confinanti: Polonia, Moldavia, Romania.
Le nostre chiese battista e valdese di Catania non sono rimaste indifferenti a quanto descritto: hanno perciò partecipato, sabato 26 febbraio 2022, alla manifestazione per la pace lanciata da PaceLink
Ci si è ritrovati alle 17 in piazza Federico II di Svevia per esprimere il nostro NO ALLA
GUERRA.
La rete catanese “restiamoumani/incontriamoci”, di cui le nostre chiese fanno parte, ha mobilitato sulla base del seguente comunicato:
«la crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, che potrebbe degenerare in un conflitto nucleare. Contro l’escalation militare è importante mobilitarsi perché l’Italia e l’ONU svolgano un ruolo di distensione in questo difficile momento.
Vogliamo sostenere le iniziative di pace che facciano sentire la voce di chi ripudia la guerra, così come recita l’art. 11 della Costituzione Italiana.
La rete catanese “restiamoumani/incontriamoci” esprime sgomento per il ricorso alle logiche di guerra nella risoluzione di una controversia internazionale reiterato anche in occasione della crisi in Ucraina.
Fa osservare come già la sola minaccia abbia provocato danni e disagi alle popolazioni europee, del vicino oriente e dei paesi mediterranei con il rincaro dell’energia, con i reiterati blocchi alle migrazioni, con la diffusa paura.
La guerra, anche locale, è disastrosa per le vite umane e per le risorse del pianeta, compromettendo in modo irreversibile la futura sopravvivenza.»
La manifestazione ha registrato la presenza di circa 800 ÷ 1000 persone appartenenti a varie associazioni e comitati: Arci di Catania, Attiva Misterbianco, CGIL di Catania, sezione etnea dell’associazione Vittime civili di guerra, Arcigay, Cerchio delle donne, la Ragnatela, Forum violenza e femminicidi, Udi, Femministorie, Governo di lei, Comitato no discarica Misterbianco e Motta, Comunità islamica di Sicilia, la cooperativa Beppe Montana di Libera Terra, il Giardino di Scidà bene confiscato alla mafia, Centro Astalli, Rete Rifugiato, Libreria pesce banana, Consulta diocesana delle associazioni laicali della diocesi di Catania, Consulta dei migranti di Catania, Rete antirazzista catanese, Emergency, vari.
A prendere la parola al microfono sono stati/e tanti/e cittadini/e espressione delle varie realtà associative:
chi ha letto poesie di Brecht; chi pagine di Primo Levi e Pavese; chi ha recitato la filastrocca di Gianni Rodari, chi ( tre studentesse di un liceo cittadino ) ha messo in scena i dialoghi sulla guerra fra gli ateniesi e i melii come riportato da Tucidide ( i primi a rivendicare il diritto del più forte, i secondi a rivendicare il diritto alla neutralità ); chi ha lanciato un appello alla raccolta di fondi per la popolazione colpita attraverso la Banca Etica; chi ha ricordato che le chiese protestanti in Ucraina si sono mobilitate con la preghiera e l’accoglienza dei rifugiati.
I vari interventi – fra cui quello di una giovane ucraina e del rappresentante della consulta delle comunità straniere – sono stati spesso intervallati dai canti e dalla musica del “coro Scatenato”.
Parole alte sono state quelle che hanno richiamato a Gino Strada, fondatore di Emergency. Sulla guerra ebbe a dire: «la tragedia delle vittime è la sola verità delle guerre. La guerra non si può umanizzare ma solo abolire (.. ) ripudiare la guerra significa eliminarla dalle nostre coscienze, ma anche rifiutarsi di entrare in vecchi e nuovi conflitti, liberare il nostro Paese dalle servitù militari, uscire da ogni alleanza militare, ridurre drasticamente la produzione e l’esportazione di armi, ridurre i costi delle forze armate riconvertendoli in uso civile e sociale».