Povericristi
Giorni fa, curiosando su internet, mi sono imbattuto in una striscia che vi descrivo: la striscia è composta da tre vignette ambientate in un paesaggio che ricorda un ranch del west, ma credo si possano collocare in tanti altri luoghi del mondo.
Nella prima delle tre un volatile, appollaiato su una staccionata, domanda a un baffuto personaggio dal cappello calato fino al naso: “Perché non ci sono poveri da queste parti?”.
Nella seconda vignetta l’imperturbabile baffuto risponde: ”Gesù ci ha detto di trattare ogni povero come se fosse lui”.
Nella terza vignetta i due tacciono, ma il campo visivo si allarga rivelando al fianco dei protagonisti una distesa disseminata di croci e di crocifissi.
La striscia proviene da un sito che tratta temi religiosi da un punto di vista ateo e ovviamente mostra, con quella dose di cinismo propria delle freddure, una rappresentazione paradossale del messaggio del Cristo.
Forse nel suo complesso la striscia intende suscitare un sentimento di riprovazione, chissà.
Comunque sia, come in ogni paradosso che si rispetti, dapprima ci colpisce l’assurdo, poi però possiamo riconoscere situazioni molto vicine, da qualche punto di vista, alla realtà.
E (forse al di là delle intenzioni) questa striscia offre a noi alcuni spunti di riflessione.
La prima idea che mi suscita riguarda l’atteggiamento del baffuto protagonista, il quale a modo suo avrebbe trovato il modo di eliminare dal mondo i poveri con una giustificazione divina, condotta che ricorda tante azioni violente del passato e del presente operate distorcendo il messaggio di Cristo a proprio uso e consumo.
In questa volontà di soppressione riconosciamo anche alcune attuali tendenze di forze sociali e politiche, ma anche di governi nazionali, volte a “nascondere sotto il tappeto”, a rimuovere o a emarginare ciò che viene ritenuto pericoloso o scomodo, che si tratti di “razza” o di religione o di sesso o semplicemente di ceto sociale: ebrei, dissidenti, profughi, donne, omosessuali, senza dimora, afroamericani, afroeuropei, abitanti di quartieri ghetto, carcerati e così via. Sembra che ogni corpo sociale abbia bisogno di crearsi i propri emarginati.
Quanto poi all’ultima vignetta, con le tante croci e i tanti crocifissi, si potrebbe pensare (ma forse è una interpretazione solo mia) che chi l’ha ideata intendesse far capire che non esiste un solo Cristo, ma che ci sono tanti cristi messi in croce, anzi dato che la striscia tratta in particolare dei poveri, che ci sono tanti cristi quanti sono i poveri.
Si può anche dire che vengono mostrati tanti povericristi.
L’espressione mi fa tornare in mente Danilo Dolci. Non dovremmo permettere che certe persone e certe storie sfumino nelle foschie della memoria personale e collettiva.
Danilo Dolci, nato in territorio allora triestino, cresciuto in Lombardia, antifascista, arrestato dai nazi-fascisti, poi divenuto sociologo, poeta, attivista della nonviolenza, educatore, nel 1952 sceglie di trasferirsi in Sicilia, tra Trappeto e Partinico, dove promuove lotte contro la mafia e tutte le annose problematiche che affliggono la popolazione locale, fame, disoccupazione, analfabetismo. Tra le prime sue iniziative uno sciopero della fame sul letto di un bambino morto per denutrizione. Poi inventa lo “sciopero alla rovescia”: coinvolge centinaia di disoccupati che si mettono al lavoro per riattivare una strada abbandonata. L’iniziativa suscita scandalo e diventa un caso legale nazionale. Dolci viene arrestato.
Prosegue negli anni l’attività di educatore e insegnante e l’impegno in altre iniziative dal forte impatto, sempre attuate con gli strumenti della nonviolenza.
Ma il ricordo che qui mi interessa rievocare è ciò che avviene nel 1970, dopo due anni dal disastro provocato dal terremoto del Belice. In quest’anno Danilo Dolci insieme ad altri apre la prima radio libera in Italia, la Radio Partinico Libera, attraverso la quale lancia appelli contro l’ingiustizia, le collusioni, il disinteresse di coloro avrebbero dovuto provvedere a ristabilire condizioni di vita civili, protestando contro il disimpegno dello Stato e gli sprechi di denaro pubblico nella ricostruzione, per il diritto all’acqua, alla salute, ecc.
A causa di una particolare convergenza tra gli interessi monopolistici allora vigenti a favore della Rai e l’interesse di politici, ma anche di alti prelati, a soffocare le proteste, a sole 26 ore dall’inizio delle trasmissioni irrompono nello studio le forze dell’ordine, sequestrano le attrezzature, chiudono la radio e denunciano i responsabili. Ennesimo processo per Dolci.
Ma durante le poche ore di vita di questa voce clandestina, da Partinico verso l’Italia si diffondono questi messaggi: “Sos, Sos… la popolazione del Belice è abbandonata, qui tra lo Jato e il Carboi viviamo nello sfascio, siamo dei poveri cristi … Sos, Sos … aiutateci, questa è la radio dei poveri cristi, l’unico mezzo che abbiamo per farci sentire. L’articolo 21 della Costituzione dice che tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”
La radio in seguito fu ricordata come la radio dei poveri cristi.
Secondo me non si poteva scegliere migliore definizione.
Innanzi tutto quella gente era povera o lo era diventata per aver perso casa, oggetti personali, sostentamento. E anche Gesù indubbiamente lo era: era nato povero, in una famiglia povera, in un ambiente povero di un paese povero. Egli “si è fatto povero per voi”, dice l’Apostolo Paolo.
Inoltre l’uso comune, e specifico di quella situazione, dell’espressione poverocristo non si riferisce solo a condizioni economiche, bensì fa riferimento a una condizione di sofferenza, di chi ha subito una disgrazia o è stato sottoposto a afflizioni, a tormenti. Ciò che il Signore scelse facendosi uomo e morendo per noi sulla croce.
Infine, Gesù Cristo come sappiamo ha trasferito su questa terra una nuova fede, un nuovo modo di credere, una nuova morale, un nuovo senso di giustizia, un nuovo amore. E alle parole ha aggiunto l’azione. Dalla cacciata dei mercanti dal tempio alla difesa dell’adultera portatagli per la lapidazione e in tante altre occasioni, Gesù stravolge la morale comune, la fede vigente, la cultura dominante, è alternativo allo status quo. Intendendo con questo non solo la situazione di quel tempo e di quel luogo, ma di ogni luogo e di ogni tempo, compreso il Belice nel 1970 e il qui nel 2021.
Quanto era vicino a tutto questo quel messaggio diffuso dalla radio dei poveri cristi !
Perché quel Sos non era soltanto una domanda di soccorso, era un’umile preghiera, una invocazione di aiuto divino, e insieme un appello agli uomini, un grido contro il silenzio, contro l’indifferenza, contro l’ingiustizia, in fondo un’offerta e una richiesta d’amore.
Nonostante io mi possa illudere di esserne al riparo, non riesco a non pensare spesso da poverocristo, mi sento uno dei ragazzini sporchi del fango delle favelas, mi sento come gli uomini le donne i bambini che tentano la traversata del mediterraneo, che lasciano una vita per iniziarne un’altra o per perderla in mare, come le donne assassinate o maltrattate, i bambini violentati, i senzatetto, come il malato senza medicine, anche come tutti gli animali decimati dall’inquinamento e come gli alberi bruciati dagli incendi.
Abbiamo sempre bisogno di invocare l’aiuto di Dio e degli uomini, o di Dio attraverso gli uomini.
Sos …